Velocità, efficacia e esperienza. Sono i tre pilastri su cui si basa la messa in sicurezza di emergenza, conosciuta anche con l’acronimo di Mise. Del resto, non c’è tempo da perdere quando in gioco c’è la sicurezza dell’ambiente. Che si tratti di acqua, aria oppure di suolo, dopo una contaminazione accidentale bisogna intervenire il prima possibile. Questo per limitare i danni, che in alcuni casi potrebbero essere molto seri e impattanti per l’ambiente.
Cosa s’intende per messa in sicurezza di emergenza
La definizione esatta di messa in sicurezza di emergenza è fornita dal Testo Unico Ambientale. Il D.Lgs 152/2006 la definisce come ogni intervento immediato, o a breve termine, da mettere in opera nelle condizioni di emergenza in caso di eventi di contaminazione repentini. Si parla di eventi di qualsiasi natura: sversamento di sostanze pericolose, incendi, eccetera. Eventi che comporterebbero l’inquinamento delle matrici ambientali circostanti: terreni, aria, corpi idrici superficiali, falde acquifere.
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I primi passi da compiere
La legge parla chiaro e le lancette dell’orologio corrono veloci. Il Testo Unico Ambientale afferma che il responsabile dell’inquinamento ha l’obbligo di mettere in opera entro 24 ore e a proprie spese le misure necessarie di messa in sicurezza. Va fatta apposita comunicazione agli enti di controllo:
- Comune;
- Provincia;
- Regione;
- ARPA.
Cosa è necessario fare nel concreto? La legge chiarisce che il primo passo è attuare le misure di prevenzione necessarie. Occorre, poi, portare a termine un’indagine preliminare sui principali parametri inquinanti. Si tratta di una fase molto importante, perché si arriva, di fatto, a un bivio. Se i parametri presi in considerazione non sono preoccupanti, l’area può essere immediatamente ripristinata.
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Come agire se i parametri preoccupano
Può capitare, invece, che un parametro resti fuori controllo. In questo secondo caso, vanno descritte tutte le misure di prevenzione e di messa in sicurezza di emergenza adottate fino a quel momento. A questo punto si apre un nuovo calendario, che coinvolge anche gli enti di controllo e che riguarda un attento piano di caratterizzazione per il ripristino ambientale dell’area da approvare all’interno di una conferenza dei servizi. Tutto questo precede una vasta procedura di analisi del rischio.
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A sinistra prima dell’intervento, a destra dopo la messa in sicurezza di emergenza
Tante emergenze, molte risposte
È in questa delicata fase che entrano in gioco i professionisti della messa in sicurezza di emergenza. Come anticipato, bisogna essere in grado di intervenire in tempi molto brevi. Non solo: occorre sapere gestire situazioni diverse, almeno tante quanti sono i pericoli per l’ambiente. In anni di lavoro, sono molteplici le situazioni in cui ci siamo imbattuti. In un’azienda, per esempio, si accertò che da una tubazione proveniente dalla stessa proprietà fuoriusciva un leggero flusso di reflui grigiastri. I liquami finivano in un fossato che costeggiava l’impresa, provocando una contaminazione delle matrici ambientali circostanti sia sulla superficie dell’acqua, sia sul terreno. Numerosi, nel tempo, gli interventi di messa in sicurezza di siti contaminati da idrocarburi.
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Lotta ai pericoli ambientali, si lavora anche dietro la scrivania
Non c’è solo da “sporcarsi le mani” con opere d’ingegno e di edilizia che richiedono perizia e abilità, oltre che rapidità. Messa in sicurezza di emergenza significa anche un importante e accurato lavoro a livello burocratico. Per esempio, quando si invia l’autocertificazione, questa va corredata di:
- una relazione tecnica;
- referti analitici di laboratorio, che devono rispecchiare senza ombra di dubbio come i parametri non superino le concentrazioni della soglia di contaminazione.
Qui emerge il valore aggiunto dell’esperienza e della visione d’insieme. Non si tratta, infatti, solo di fornire un puntuale servizio sul piano operativo, con le tecnologie più idonee al tipo di intervento. È essenziale avere in squadra anche professionisti in grado di dialogare in qualunque momento con gli enti pubblici preposti ai controlli. Insomma, un unico interlocutore per evitare grattacapi.
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