Classificazione dei rifiuti: novità per le linee guida SNPA

Classificazione dei rifiuti Codice CER

È un tema che non si può… rifiutare. Gioco di parole, ma fino a un certo punto. La classificazione dei rifiuti, infatti, è obbligatoria ai sensi delle normative ambientali vigenti. essenziale. Ed è il primo passo per una corretta gestione dei rifiuti stessi. Quando un rifiuto viene prodotto, va classificato e caratterizzato per attribuirgli il codice CER corretto, assegnando le eventuali caratteristiche di pericolo. La notizia è che, lo scorso maggio, il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente ha emanato la Delibera n. 105/2021¹. Essa contiene le Linee guida sulla classificazione dei rifiuti, approvate in agosto dal ministero della Transizione ecologica. Vediamo nel dettaglio.

Le (nuove) Linee guida

Il documento costituisce un aggiornamento delle Linee guida SNPA 2020. Il ritocco si è reso necessario per tener conto delle modifiche intervenute nella normativa nazionale con il D.Lgs. 116/2020. Assieme all’aggiornamento dei riferimenti normativi, sono state apportate limitate modifiche e integrazioni. Il tutto per rispondere ad alcune richieste di chiarimento formulate dagli operatori nella fase di applicazione delle Linee guida. Al documento è stato aggiunto, in particolare, un apposito sotto paragrafo “3.5.9 Rifiuti prodotti dal trattamento meccanico/meccanico-biologico dei rifiuti urbani indifferenziati”. Addendum necessario per garantire una classificazione omogenea di detti rifiuti sul territorio nazionale.

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Gli obiettivi

L’obiettivo delle Linee guida è fornire criteri tecnici omogenei per effettuare la classificazione dei rifiuti. Nello specifico, il documento redatto dal SNPA:

  • esamina i principali riferimenti normativi e le indicazioni tecniche di settore;
  • fornisce un approccio metodologico da utilizzare ai fini dell’individuazione del codice dell’Elenco Europeo dei Rifiuti (EER) e per la valutazione della pericolosità;
  • riporta l’elenco europeo dei rifiuti ed esempi di classificazione di alcune tipologie di rifiuti (imballaggi, RAEE, rifiuti da demolizione, contenenti amianto, etc.);
  • indica i criteri per la valutazione delle caratteristiche di pericolo.

Vi è, dunque, una notevole densità contenutistica. E anche una certa rilevanza. Con l’approvazione da parte del MITE, le Linee Guida hanno acquisito forza di legge. Sono, quindi, un riferimento certo e ufficiale per il produttore, all’atto dello smaltimento di rifiuti (urbani e speciali).

Classificazione dei rifiuti: cosa c’è da sapere (anche per evitare sanzioni)

Il tema della classificazione dei rifiuti ci è caro. Del resto, tra i nostri servizi in ambito ambiente, ci poniamo come azienda intermediaria per la gestione e lo smaltimento di rifiuti pericolosi e non. Uno dei nostri compiti è essere sempre sul pezzo. Questo per garantire a chi ci sceglie:

  • certezza di operare nel rispetto delle normative vigenti;
  • sicurezza delle operazioni;
  • il miglior rapporto qualità/prezzo del servizio.

Un aspetto, quella del rispetto della legge, non da poco. Chi sbaglia, infatti, paga. Va detto che l’errata attribuzione del codice CER da parte del produttore può generare conseguenze gravi, a volte sanzionabili anche penalmente. Insomma, fare le cose per bene conviene doppiamente.

L’importanza del codice CER per una corretta classificazione dei rifiuti

Anche per questo, la corretta classificazione dei rifiuti è un passaggio fondamentale per le imprese. Come procedere all’identificazione dei rifiuti? Si tratta di attribuire al rifiuto in questione una sequenza di 6 cifre riunite in coppia. È il codice CER (Codice Europeo Rifiuti), rintracciabile all’interno dell’Elenco Europeo di Rifiuti (EER). Ad esempio, 08 01 15* è il codice CER che indica fanghi acquosi contenenti pitture e vernici, contenenti solventi organici o altre sostanze pericolose”. La finalità è quella di identificare un rifiuto in base al processo produttivo da cui è originato. Il codice CER può indicare rifiuti:

  • non pericolosi assoluti;
  • pericolosi³ assoluti.
  • non pericolosi con voce a specchio;
  • pericolosi con voce a specchio.

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Cosa indicano l’asterisco e la dicitura HP?

I rifiuti pericolosi (assoluti e con voce a specchio) sono contrassegnati con un asterisco alla fine della sequenza numerica. Il codice CER assoluto classifica il rifiuto pericoloso o non pericoloso in base alla sua origine e non necessita di un’analisi di caratterizzazione. Questo perché, per definizione, il rifiuto sarà pericoloso o non pericoloso. Per il codice CER con voce a specchio si necessita, invece, di un’analisi di caratterizzazione. Ciò per attribuirgli la voce:

  • non pericolosa, nel caso i valori dei contaminanti rispettino i limiti di legge;
  • pericolosa, qualora li superino, assegnando caratteristiche di pericolo al rifiuto.

Le caratteristiche di pericolo vengono, invece, indicate con la dicitura “HP” più un numero. HP1 indica, per esempio, pericolo esplosivo, HP3 infiammabile, HP7 cancerogeno, HP8 corrosivo. Le informazioni circa la pericolosità delle sostanze che compongono il rifiuto e il processo che l’ha generato si ricavano dalle Schede di Sicurezza. Però, talvolta le SDS non bastano. Si passa allora alla fase di caratterizzazione dei rifiuti. Ma di questo parleremo in un altro momento.

Procedura di valutazione della pericolosità del rifiuto

Chiudiamo, piuttosto, evidenziando un aspetto rilevante indicato dalle Linee guida SNPA. Il documento specifica che la classificazione dei rifiuti può essere effettuata adottando un approccio a più stadi. In buona sostanza, nei casi più semplici la procedura richiede pochi passaggi; nei casi più complessi, invece, può essere più articolata. Per esempio, qualora la composizione e/o l’origine del rifiuto non siano note. Questo schema aiuta a comprendere meglio:

Classificazione dei rifiuti approccio metodologico a più stadi

Fonte: Linee guida sulla classificazione dei rifiuti

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NOTE

¹ Per approfondire: Linee guida sulla classificazione dei rifiuti
² La norma sanziona chiunque effettui un’attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione. Le sanzioni applicabili sono: l’arresto da 3 mesi a un anno o con l’ammenda da 2.600€ a 26.000€, se si tratta di rifiuti non pericolosi. Arresto da 6 mesi a 2 anni e multa da 2.600€ a 26.000€, in caso di rifiuti pericolosi.
³ Un rifiuto viene definito pericoloso o meno in seguito ad analisi di laboratorio. Queste sono volte a verificare l’eventuale superamento di valori di soglia individuati dalle Direttive sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze pericolose.