Mai come oggi il tema dei rifiuti merita un’attenzione costante. I rifiuti, infatti, rappresentano una seria minaccia. O, meglio, la loro errata gestione¹. Gli scarti prodotti da industrie e attività produttive, se non correttamente gestiti, possono compromettere la salute di ambiente e persone. Soprattutto i rifiuti pericolosi. Come comportarsi, dunque, in materia di smaltimento rifiuti? Quali sono le prassi da seguire e le operazioni da svolgere? Una serie di domande a cui cerchiamo di rispondere in questo articolo. Concentrandoci, in particolare, sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi.
La classificazione dei rifiuti pericolosi
Il primo passo da compiere per una corretta gestione dei rifiuti è rappresentato dalla loro classificazione. È un passaggio indispensabile: gli effetti si ripercuotono, infatti, su tutte le fasi successive. Nel Testo Unico Ambientale², i rifiuti sono classificati, secondo l’origine, in due macro aree.
- Nei rifiuti urbani sono compresi i rifiuti domestici indifferenziati e da raccolta differenziata e quelli provenienti da altre fonti che, però, sono simili per natura e composizione ai domestici.
- La categoria rifiuti speciali include, tra gli altri, i rifiuti prodotti nell’ambito di attività agricole, agro-industriali, costruzione e demolizione, lavorazioni industriali, artigianali, commerciali e di servizio. Vi rientrano anche i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue.
Inoltre, a seconda della concentrazione di sostanze inquinanti e delle caratteristiche di pericolosità, possono dividersi ulteriormente in rifiuti pericolosi e non pericolosi. Ciò vale sia per i rifiuti urbani sia per quelli speciali.
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Rifiuti pericolosi assoluti e con codici a specchio
Quali sono dunque i rifiuti pericolosi? È ancora una volta il Testo Unico Ambientale a rispondere al quesito, specificando quali sono i rifiuti pericolosi. In particolare, un rifiuto pericoloso può essere assoluto oppure con codice a specchio. Vediamo più nel dettaglio.
- Un rifiuto pericoloso assoluto è sempre classificato pericoloso, indipendentemente dall’esito delle analisi di classificazione. Al massimo, si attribuiscono delle classi di pericolo cautelative.
- Nel caso di un rifiuto pericoloso con codice a specchio, questo può anche diventare non pericoloso. Questo qualora, attraverso le analisi di classificazione, non si trovino concentrazioni di parametri che superano i limiti di legge.
Tali scarti vengono classificati dal Regolamento UE n. 1357/2014, il quale contiene i criteri per l’attribuzione ai rifiuti delle caratteristiche di pericolo. A seconda della pericolosità dei materiali, si possono distinguere, tra gli altri, rifiuti esplosivi, comburenti, tossici e cancerogeni. Il processo di gestione dei rifiuti passa anche attraverso l’assegnazione di una sequenza numerica identificativa: il codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti). Questo viene assegnato in base alla composizione e alla provenienza del rifiuto. L’esatta attribuzione del codice CER è fondamentale per l’individuazione delle corrette modalità di trasporto, trattamento e smaltimento dei rifiuti pericolosi. In particolare, i rifiuti pericolosi sono contrassegnati con un asterisco alla fine della sequenza numerica: ciò li distingue, già a livello visivo, dai codici dei rifiuti non pericolosi. Inoltre, per essere ulteriormente e facilmente identificabili, le etichette dei rifiuti pericolosi riportano una R nera su sfondo giallo.
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Smaltimento e trasporto: come gestire i rifiuti pericolosi
Una volta analizzati e classificati, è possibile capire come e dove debbano essere smaltiti i rifiuti. Lo smaltimento dei rifiuti pericolosi deve avvenire in appositi impianti autorizzati.
Anche la fase del trasporto è accuratamente normata. Sempre il TUA stabilisce, per esempio, che il trasporto dei rifiuti eseguito da enti o imprese debba essere accompagnato da un formulario di identificazione dei rifiuti (FIR). Si tratta di un documento che accompagna e identifica il rifiuto durante le fasi di trasporto consentendone e garantendone la tracciabilità.
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Il ruolo degli intermediari
Per un’impresa è fondamentale capire come gestire i rifiuti, specie se si parla di smaltimento di rifiuti pericolosi. Tuttavia, la normativa è piuttosto complessa e prevede severe restrizioni per quel che riguarda le destinazioni e i mezzi di trasporto impiegati per le operazioni necessarie. Sbagliare, insomma, è facile e può costare caro. Tanto all’ambiente quanto alle casse e alla reputazione dell’azienda, viste le sanzioni amministrative e pecuniarie previste in caso di sviste, errori o dimenticanze. Ricordiamo che, per legge, la consegna dei rifiuti, ai fini del trattamento, da parte del produttore iniziale o del detentore a uno dei soggetti incaricati per la raccolta, il trattamento o il trasporto, non costituisce esclusione automatica della responsabilità rispetto alle operazioni di effettivo recupero o smaltimento. Qui viene in aiuto l’intermediario, cui il produttore iniziale o altro detentore può affidarsi. Si tratta di realtà che, come nel nostro caso³, devono essere iscritte all’Albo nazionale gestori ambientali. Di fatto, ci si pone come elemento di raccordo tra l’azienda produttrice di rifiuti e il trasportatore o direttamente gli impianti di smaltimento finali. Nello specifico, ci occupiamo di predisporre tutta la documentazione necessaria affinché lo smaltimento del rifiuto avvenga entro i termini di legge. Proponiamo, inoltre, soluzioni per lo smaltimento dei residui prodotti da qualsiasi tipo di attività, operando nel rispetto delle norme vigenti e con l’obiettivo di minimizzare l’impatto ambientale.
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¹ In base al Testo Unico Ambientale, per “gestione” s’intende la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni, nonché il controllo delle discariche dopo la chiusura.
² Per approfondire: Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, Testo Unico Ambientale
³ Pragma Chimica è iscritta all’Albo nazionale gestori ambientali nella Categoria 8 (intermediazione e commercio di rifiuti speciali non pericolosi e/o pericolosi senza detenzione dei rifiuti stessi) e nella Classe C (quantità annua complessivamente trattata superiore o uguale a 15.000 t. e inferiore a 60.000 t.)