Mancano circa 14 mesi al 12 gennaio 2023. È la data in cui gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno recepire la nuova normativa sull’acqua potabile. Si tratta della Direttiva (UE) 2020/2184, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Il documento “manda in soffitta” la Direttiva 98/83 CE. Modificata a più riprese, questa è stata per oltre vent’anni il riferimento a livello europeo sulla qualità dell’acqua potabile. Normativa nuova, insomma: cosa prevede? Lo vediamo insieme in questo articolo.
Gli obiettivi
L’argomento è tutt’altro che acqua fresca. Al centro della nuova normativa sull’acqua potabile vi è, infatti, la protezione della salute dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano¹. Si tratta, poi, come vedremo più avanti, del primo atto giuridico adottato grazie all’iniziativa dei cittadini.
Sicurezza, risparmio e una mano all’ambiente. Un po’ come già visto, in fondo, parlando di trattamento dei fanghi di depurazione. Secondo stime europee, infatti, più consumo di acqua potabile del rubinetto equivarrebbe a un risparmio di circa 600 milioni di euro per le famiglie europee. Ciò, inoltre, abbatterebbe la produzione di rifiuti in plastica (-17%). La sfida è aumentare la fiducia dei cittadini sulla buona qualità dell’acqua del rubinetto del Vecchio Continente attraverso una serie di azioni mirate alla trasparenza.
Cosa prevede la nuova direttiva sulle acque potabili
La nuova direttiva acque va a incidere anche a livello di:
- sicurezza lungo e per la filiera (bacini, impianti di approvvigionamento, impianti di trattamento e stoccaggio comprese le infrastrutture idriche e le condotte di distribuzione);
- requisiti igienico-sanitari minimi che devono avere i materiali utilizzati e che entrano a contatto con le acque potabili.
La Direttiva (UE) 2020/2184 evidenzia, inoltre, la necessità di un più attento monitoraggio dei locali prioritari. È il caso di ospedali, strutture sanitarie e case di riposo, ma anche di scuole e strutture per l’infanzia, ristoranti e bar, centri sportivi e commerciali. Come? Tramite la valutazione dei sistemi di distribuzione delle acque e dei relativi prodotti e materiali da costruzione. Ciò per garantire che quel che entra a contatto con le acque destinate al consumo umano non abbia un impatto negativo sulla qualità delle acque stesse.
Nuove soglie per gli inquinanti
Come anticipato, la nuova direttiva sulle acque potabili dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 2023. Ad eccezione di alcuni parametri che necessitano di tempistiche più lunghe. Per esempio, i cloriti nelle acque potabili o i PFAS. La nuova normativa sull’acqua potabile propone limiti più severi per i contaminanti. Lo fa aggiornando la soglia per alcune sostanze nocive, come il piombo, e includendo nuove sostanze inquinanti. Tra i parametri chimici che hanno subìto le maggiori revisioni troviamo:
- bisfenolo A, impiegato nelle resine che rivestono i serbatoi per lo stoccaggio di acqua potabile;
- clorati e cloriti nelle acque potabili, sottoprodotti della disinfezione chimica delle acque tramite cloro e relativi composti.
Con loro anche acidi aloacetici, microcistine-LR, PFAS e uranio. Per quanto riguarda i clorati, in particolare, il limite passa da 0,25 mg/l a 0,70 quando, per la disinfezione delle acque destinate al consumo umano, si utilizza un metodo di disinfezione che genera questi sottoprodotti, in particolare diossido di cloro. Entrano, poi, nei “radar europei” Legionella e piombo, in precedenza non previsti. Per la legionella il limite fissato è inferiore a 1.000 CFU/I, mentre per il piombo è 10 µg/l.
Il parametro della durezza
C’è chi entra, come la Legionella, e c’è chi esce. O, meglio, chi resta fuori. Parliamo della durezza, che ormai non compare più tra gli indicatori da controllare. Del resto, numerosi studi scientifici negli anni hanno smontato storture annose e false credenze circa la correlazione tra bassa durezza dell’acqua e patologie mediche. Lo ha ribadito anche l’OMS².
La nuova normativa sull’acqua potabile specifica che l’acqua non deve essere aggressiva o corrosiva. Ciò si applica in particolare all’acqua sottoposta a trattamento (demineralizzazione, addolcimento, trattamento con membrane, osmosi inversa, eccetera). L’atto normativo afferma che, se le acque destinate al consumo umano sono ricavate da un trattamento che le demineralizza o addolcisce significativamente, è possibile aggiungere sali di calcio e di magnesio per correggere la durezza dell’acqua. Ciò al fine di ridurre il potenziale impatto negativo sulla salute, diminuire la corrosività e aggressività dell’acqua e di migliorarne il sapore.
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La valutazione del rischio
La nuova direttiva europea sull’acqua potabile presenta un’altra novità di rilievo. Ovvero un nuovo approccio al monitoraggio basato sull’individuazione dei rischi e sulla gestione della catena di approvvigionamento dell’acqua potabile. Catena che va dal bacino idrografico fino al rubinetto. La valutazione del rischio in questione si basa su 3 livelli di valutazione dei:
- bacini idrografici per i punti di estrazione di acque destinate al consumo umano;
- sistemi di fornitura che includono estrazione, trattamento, stoccaggio e distribuzione di acque potabili fino al punto di erogazione;
- sistemi di distribuzione domestici.
La scadenza per la prima attuazione di tali procedure è luglio 2027. Questo per consentire agli Stati membri di assimilare le novità previste dalle nuove regolamentazioni.
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Right2Water
L’aggiornamento della normativa sull’acqua potabile che dovrà essere adottata entro il 2023 rappresenta un importante primato. Si tratta, infatti, come anticipato, della prima legislazione europea adottata in seguito a un’iniziativa dei cittadini europei (ICE). Si tratta dello strumento di democrazia partecipativa dell’UE. L’ICE in questione è Right2Water³. Lanciata nel 2012, esortava la Commissione europea a proporre una normativa che sancisse il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. E la loro fornitura in quanto servizi pubblici fondamentali per tutti.
NOTE
¹ Per “acque destinate al consumo umano” s’intendono “tutte le acque trattate o non trattate, destinate a uso potabile, culinario o per la preparazione di cibi o per altri usi domestici in locali sia pubblici sia privati”. Ciò “a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne o in bottiglie o contenitori, comprese le acque di sorgente”. Ma anche “tutte le acque utilizzate in un’impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o sostanze destinate al consumo umano”.
² Fonte: Guidelines for Drinking-water Quality
³ Per approfondire: www.right2water.eu