Si parla molto di rifiuti, oggigiorno. Quasi sempre in termini di emergenza. In effetti, il tema della gestione e del recupero dei rifiuti è centrale. I quesiti sono molteplici: è possibile ridurre la quantità di rifiuti da smaltire? E, se sì, come fare? Tutte domande che non possono essere ignorate e a cui si deve trovare una risposta. Sintetizzando, potremmo dire che bisogna agire oggi, correggendo le storture di ieri per progettare un domani migliore. D’altronde, la consapevolezza circa i problemi ambientali coinvolge cittadini, istituzioni e aziende, specie quelle che operano nei settori ad alto rischio. Ragionare strategicamente sul recupero dei rifiuti industriali è il punto di partenza per raggiungere un futuro più sostenibile, non solo a parole.
Smaltimento e recupero rifiuti speciali: una questione di gerarchia
Quando si parla di rifiuti è indispensabile distinguere quelli urbani da quelli generati dalle attività produttive, industriali o derivanti da lavorazioni edili. Questi vengono definiti rifiuti speciali e, per il loro smaltimento, è necessario seguire uno specifico iter. A tal proposito, l’approccio europeo e, a cascata, quello nazionale e regionale sulle politiche di gestione dei rifiuti speciali, adottano dei criteri di priorità. Tra i principali troviamo:
• prevenzione per la riduzione della quantità dei rifiuti prodotti;
• massimizzazione del recupero di materia e di energia dai rifiuti;
• limitazione del ricorso allo smaltimento, visto come la fase residuale del ciclo di gestione dei rifiuti.
Si tratta di una serie di modalità da privilegiare per gestire i rifiuti e impattare il meno possibile sull’ambiente. Un ordine che indirizza gli Stati membri dell’UE all’adozione di politiche che abbiano come obiettivo primario la riduzione della produzione dei rifiuti. In questo modo, gli Stati europei sono incoraggiati a utilizzare le opzioni che hanno un maggior risultato ambientale.
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Uno sguardo al presente
La gestione e il recupero dei rifiuti speciali sono attività sempre più centrali all’interno delle aziende. Soprattutto per ridurre l’inquinamento ambientale e pure i costi di gestione, valorizzando il rifiuto attraverso diversi modi di recupero. Esempi sono la produzione di Materia Prima Secondaria (MPS), meglio conosciuta come End of Waste, e il recupero energetico, evitando così la “via” dello smaltimento in discarica. Qualche dato. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale rivela che in Italia, nel 2020, i rifiuti speciali complessivamente smaltiti sono stati all’incirca 159,8 milioni di tonnellate¹. Di questi:
• l’82% sono stati avviati a forme di recupero;
• il 17,9% è stato gestito in attività di smaltimento.
Complice la pandemia, si è registrato un calo del 4,5% nella generazione di rifiuti speciali rispetto al 2019. Nonostante la diminuzione significativa, il settore delle costruzioni si conferma quello che produce più rifiuti speciali. Un podio che ospita anche le attività di gestione dei rifiuti e di risanamento ambientale e il settore manifatturiero.
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Il Veneto nel processo di transizione al verde
Un sistema economico volto al recupero dei rifiuti è quello che serve per contribuire a rendere l’Unione Europea neutrale dal punto di vista delle emissioni di gas serra. Un contributo che il “nostro” Veneto, di certo, non rifiuta di dare. Per l’industria veneta, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un profondo cambiamento nell’approccio al problema dei rifiuti. La regione, infatti, risulta avviata al raggiungimento dell’autosufficienza nella gestione e nel recupero di rifiuti speciali. In particolare, a livello nazionale, si colloca in una posizione d’eccellenza per quanto riguarda le operazioni di recupero. Un piano regionale passato dal modello lineare “produzione-consumo-smaltimento”, dove ogni prodotto è destinato ad arrivare a fine vita ed essere un rifiuto, a un modello circolare volto al riutilizzo e al riciclo dei prodotti esistenti. In altre parole, il rifiuto diventa una risorsa.
Da rifiuto a risorsa: si può fare, ma…
Da problema a opportunità, insomma, il passo è breve. O, perlomeno, affrontabile, anche nell’ambito della raccolta, trasporto, smaltimento e/o recupero rifiuti. Esistono oggi metodi alternativi per trasformare i rifiuti in un bene per l’ecosistema. E l’Italia, da questo punto di vista, c’è: a Empoli, per esempio, è in corso un ambizioso esperimento pilota per produrre benzina dai rifiuti.
Il punto è: se il rifiuto è gestito in maniera adeguata e responsabile, ovvero all’inizio della sua produzione, può diventare una risorsa. Chiaramente, la valutazione deve essere fatta caso per caso: ogni rifiuto ha, infatti, caratteristiche chimico-fisiche differenti. La sfida, che chiama in causa tutti, è cambiare il modo di vedere le cose. Per sostenere l’impatto ambientale dei rifiuti bisogna cercare di recuperarli il più possibile. Per farlo, servono ovviamente impianti tecnologici di ultima generazione che riescano a recuperare il rifiuto, creando dagli scarti nuove materie prime da poter riutilizzare. Ma non basta. La sfida, si diceva, parte da più lontano e impone un cambio di prospettiva che deve coinvolgere anche il produttore. Solo così si potrà avere un futuro più “green”.
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NOTE
¹ Per approfondire: Rapporto Rifiuti Speciali 2022, ISPRA